“Un Festival non si sostituisce alla politica, ma, con la sua libertà espressiva, con gli incontri e le riflessioni, indica, dopo lunghi scavi, altre possibili vie da percorrere, mostra la persuasione contro la retorica, segnala che il vuoto può diventare pieno, che la morte genera vita e che le “maledizioni” possono diventare anche opportunità per creare culture, nuove economie, nuovi legami e rapporti capaci di contrastare localismi, chiusure, lamentele e di “ricreare” spazi, tempi, luoghi di libertà e di vita.
Il vuoto diventa pieno, il basso tocca il cielo, le ombre diventano luci. Con le iniziative, i concerti, gli incontri, le performance, le accoglienze del Festival, emerge un mondo sommerso e rimosso, affiorano vitalità cancellate, la “tradizione” (evocata, raccontata, rappresentata) non è più oggetto di rimpianto e di retorica, ma diventa, trasfigurata e proiettata nel mondo, elemento di conoscenza, meditazione, resto e reliquia viva per nuove culture e nuove comunità possibili, resistenti all’omologazione e alle pestilenze del presente.
Un Festival è un patrimonio culturale e una grande risorsa di umanità, di comunità e di speranza.”
Vito Teti, antropologo e professore universitario
A sud della provincia di Padova, l’area che si estende dai Colli Euganei fino ai territori attraversati dal fiume Adige, esprime uno straordinario patrimonio paesaggistico e culturale, nel quale città murate, ville e idrovore, interrompono il vasto panorama agricolo percorso da fiumi, argini e canali.
Il Festival delle Basse punta a valorizzare in senso turistico questo ricchissimo capitale, materiale e immateriale, trasformando questi luoghi in contenitori culturali attrattivi, per promuoverne lo sviluppo socio-economico.
Il Festival delle Basse è itinerante e ogni anno tocca alcuni dei luoghi più belli di questi territori. Fulcro della prima edizione della manifestazione, svoltasi nel 2015, è stato il comune di Urbana (PD) con l’antico edificio dell’ex Monastero di San Salvaro, risalente all’XI secolo d.C., che oggi ospita il Museo delle Antiche Vie. La seconda edizione del Festival delle Basse, nel 2016, è stata ospitata nell’affascinante cornice di Villa Correr – costruita verso la fine del ‘600 come dimora estiva dell’omonima, nobile famiglia veneziana, che qui possedeva più di trecento ettari di terreno – a Casale di Scodosia (PD). La terza edizione del Festival nel 2017 ha fatto, invece, tappa nella città di Este (PD) all’interno dei Giardini del Castello Marchionale. La quarta edizione nel 2018, invece, si è svolta in un “semplice” campo in aperta campagna, un luogo dal grande valore simbolico per la Bassa Padovana, perché proprio lì un tempo si trovata quella vastissima distesa di acqua conosciuta con il nome di “Lago di Vighizzolo”, bonificata nel corso dei secoli grazie a importanti interventi di regolamentazione delle acque e realizzazione di opere idrauliche, tra cui il Ponte delle Tre Canne ancora oggi visibile.
Una mappa in particolare racconta in maniera estremamente precisa e suggestiva questa e altre storie dei nostri territori: la mappa del “Retratto del Gorzon” un’imponente mappa catastale di circa 8 metri per 3 – oggi conservata all’interno del Museo Civico Etnografico di Stanghella – che “fotografa” la situazione dei territori della Bassa (quasi tutto il territorio estense, parte del monselicense antico fino all’Adige e il montagnanese) proprio nel Cinquecento.
Dopo due anni di pausa il Festival ha festeggiato nel 2021 la sua quinta edizione con un evento itinerante che, nel corso dei 3 giorni di manifestazione, dal 18 al 20 giugno, ha toccato i comuni di Sant’Elena, Granze, Villa Estense, Megliadino San Vitale, Borgo Veneto, Montagnana, Merlara, Urbana, San’Urbano, Casale di Scodosia.
Un nuovo formato, quindi, che ha “occupato” temporaneamente alcuni dei luoghi più suggestivi del territorio – più o meno noti – tra argini, ville, prati, piazze, idrovore e chiese con tanti piccoli eventi diffusi, incontri, concerti e spettacoli, ma anche itinerari speciali a piedi e in bicicletta.