Mirko Artuso e l'umanità

Scrivere dei lavori di un artista che è anche tuo amico nasconde sempre il sospetto di una qualche disonestà, specie se il lavoro di questo artista, di questo amico, ti piace molto.

Dalla mia ho il vantaggio di avere visto a volte l’artista all’opera. Di averlo visto, prima pensare e poi provare e poi elaborare i suoi segni.

Chi vede Artuso disegnare o dipingere, ha l’impressione di un gigante che si chini a raccogliere un piccolo sasso da terra. E si chini a osservare come questo oggetto minuscolo riflette la luce, stupito da tanta complessità.

Chi vede Artuso disegnare ha l’impressione di qualcuno che raccoglie colore, che raccoglie segni, non di qualcuno che lascia lì la sua idea del mondo. I suoi soggetti, spesso umani, spesso ridicolizzati nella loro miseria o colti nell’impeto eroico di uno sforzo comune, sono avvolti in una nebbia fumosa, sono circondati da una polvere che sono costretti a respirare ma che impedisce loro di vederci. È come se fossero protetti da esplosioni materiche, sono nel loro mondo e noi possiamo vederli unicamente dal buco della serratura.

È una parte del mistero che si dischiude, senza rivelarci il tutto.

Qualcuno potrà trovarli buffi, qualcuno potrà trovarli tragici, a seconda del proprio stato d’animo, ma sempre si tratta di una denuncia. La denuncia del nostro immane sforzo di stare al mondo, della ridicolaggine del nostro prenderci sul serio, specie se siamo importanti, specie se siamo potenti.

Quei personaggi, che anche quando sono animali raccontano il loro lato “umano”, cioè terrestre, sono raffigurati in un atteggiamento che raramente è una posa voluta, sono, appunto, sorpresi. Stanno compiendo un piccolo gesto che appartiene al loro essere, sono frutto di  paradossi, stanno pescando un pesce gigante che li inghiotte, si fanno attraversare da parole che hanno perso significato, sono sorpresi da coni d’ombra, da luci inattese, da rovesciamenti del senso; eppure sembrano a loro agio nel paradosso.

Ecco, questo è un lato interessante dell’artista Artuso: non giudica, racconta. Non mette mai a disagio i suoi personaggi, e quando lo fa, quel disagio è parte del loro essere, quindi per niente “disagevole”. Siamo noi che c’intrufoliamo nel loro mondo, non s’impongono, non vogliono raccontarci la loro vita, si accontentano di essere.

Non posso non fare un parallelo tra il modo di lavorare coi personaggi che l’attore Artuso interpreta sulla  scena o nel cinema e coi personaggi che l’artista Artuso mette su carta, cartone, tela o qualunque supporto gli capiti a tiro. Il parallelo ha un senso perché c’è un legame: sia sulla scena che sulla carta, Artuso non giudica mai i suoi personaggi, non denuncia loro ma il loro stare al mondo. Quello che passa è quello che sempre dovrebbe passare quando un artista rappresenta il mondo: l’umanità profonda che ciascuno di noi racchiude e che spesso è ignorata.

 

Natalino Balasso

Mirko Artuso, Re del tempo

La mostra, giunta alla sua sesta tappa, porta in viaggio le creazioni dell’attore e regista Mirko Artuso.

“Re del Tempo” fa parte del progetto “Teatro & Diversità” che Mirko Artuso conduce da quasi vent’anni per coinvolgere persone disabili di diverse età in attività di laboratorio teatrale e produzione di spettacoli promuovendo il loro benessere, l’autonomia e la partecipazione in ogni ambito del vivere sociale. In questa mostra sono esposti alcuni dei disegni realizzati da Mirko Artuso e sarà possibile acquistare una tavola originale o una stampa autografa e numerata per sostenere le attività di questo progetto.

 

Primo sponsor della mostra è stato Modo Luce, marchio d’illuminazione trevigiano attivo nel campo del design internazionale contemporaneo da 15 anni. Incline alla ricerca sui materiali, sulle lavorazioni e sulle forme per dare vita a scenografie sempre diverse, per gli spazi di lavoro, contract e living Modo Luce, da sempre attento ai valori del suo territorio e impegnato nella promozione di eventi legati all’arte e alla cultura ha scelto di sostenere l’iniziativa e oltre a illuminare con alcune delle sue collezioni ha fornito le sospensioni che Artuso insieme ai ragazzi dei suoi laboratori di teatro ha trasformato in pezzi unici. Così come le illustrazioni, anche le lampade si potranno acquistare contribuendo così al finanziamento del progetto “Teatro & Diversità”.

 

“Questi piccoli quadri sono illustrazioni che ritraggono soggetti strambi, a volte rappresentano delle fiabe che non esistono e ci aiutano a inventarne una su misura da raccontare al volo a chi ci sta vicino – spiega Chiara Casarin, curatrice della mostra – Piccole opere che incoraggiano anche la creatività di chi li guarda: ognuno ci veda quello che più gli piace. I disegni sono realizzati con tante tecniche diverse: matita, acquerello, carboncino, penna, pastello o pennarello poi vengono fotografati e lavorati con i dispositivi che rendono possibile modificare un’ immagine e condividerla, come Instagram, e il gioco è fatto”.